Sapevate che la Schizofrenia colpisce 24 milioni di persone nel mondo?

 

Condividiamo l’intervista al medico psichiatra Dott. Patricio Manuel da Silva Ferreira, delle Suore Ospedaliere di Braga, Portogallo, che ci parla di una malattia che colpisce circa 24 milioni di persone nel mondo: la Schizofrenia

 

Quali sono i principali sintomi della Schizofrenia?

Considerata la malattia più terrificante in psichiatria, può avere una presentazione molto polimorfa. Fu opera di Emil Kraepelin raggruppare una serie di condizioni cliniche precedentemente descritte accorgendosi che avevano alcune somiglianze: il decorso clinico e la prognosi. Con la comparsa dei sintomi in giovane età, i pazienti registravano scarsi progressi. Inoltre le prime descrizioni cliniche furono fatte in un’epoca in cui non esisteva alcun trattamento farmacologico, quindi le condizioni di allora erano più evidenti e avevano una prognosi peggiore rispetto a quelle di oggi. Quando parliamo di Schizofrenia, pensiamo sempre a deliri e allucinazioni, ma la verità è che questi sono sintomi facilmente osservabili e non specifici di questa malattia. Esistono diversi tipi di sintomi di questa malattia, dalle alterazioni del contenuto o della forma del pensiero, alle alterazioni della percezione sensoriale o motorie o, ancora più difficili da osservare, i cosiddetti sintomi “negativi” della Schizofrenia. Alcuni esempi sono le alterazioni cognitive, la perdita della capacità di associare idee o le alterazioni affettive.

 

Qual è il trattamento più comunemente usato per la Schizofrenia e in che modo aiuta i pazienti?

Studi condotti nel corso degli anni hanno dimostrato che la malattia è associata ad alcuni circuiti cerebrali e neurotrasmettitori. La dopamina è stato il neurotrasmettitore maggiormente responsabile della malattia, che sembra avere una maggiore attività in alcune aree del cervello e una diminuzione dell’attività in altre, causando queste disregolazioni e sintomi.

È qui che entrano in gioco i farmaci. Gli antipsicotici sono i farmaci utilizzati in questa patologia che hanno notevolmente migliorato la prognosi della malattia, ed è ormai noto che quanto prima vengono assunti nel corso della malattia, migliore è la prognosi. È anche noto che meno focolai si verificano, migliore è la funzionalità del paziente e, quindi, migliore è la prognosi. In questo senso sono stati fatti progressi per garantire una migliore aderenza al trattamento, con la comparsa della terapia iniettabile a lungo termine. Attualmente esistono soluzioni iniettabili mensili, trimestrali e, più recentemente, semestrali. In altre parole, con due dosi in un anno è possibile mantenere un paziente indennizzato, con meno crisi e meno ricoveri.

 

Come si riflette il Carisma Ospedaliero nel trattamento e nella cura dei pazienti affetti da Schizofrenia nella loro pratica clinica quotidiana?

Trattandosi di una malattia grave e nonostante le terapie disponibili, il risultato solitamente non è dei migliori, molti pazienti vengono sottoposti a diversi ricoveri psichiatrici e spesso, a causa del contesto sociale, vengono inseriti in ospedali di internamento prolungato. I Centri delle Suore Ospedaliere diventano la loro casa e il personale i loro compagni quotidiani. Il Carisma Ospedaliero, presente in chi li assiste, fa sì che i malati ricevano le cure necessarie, sempre all’insegna della massima qualità, comprensione e rispetto della persona, ma fondamentalmente è nell’accoglienza di coloro che spesso sono stati esclusi dalla comunità e incompresi nella loro patologia.

 

Quali sono le maggiori sfide per i malati di Schizofrenia in termini di integrazione sociale e lavorativa?

Purtroppo, ancora oggi, avere una malattia mentale diagnosticata rappresenta un ostacolo al normale inserimento professionale. La società continua a stigmatizzare i malati di mente. Nelle malattie mentali gravi, come la Schizofrenia, oltre a quanto sopra, è la patologia stessa ad avere il maggiore impatto sulle capacità della persona, sia in termini di abilità sociali che di capacità di svolgere compiti normali. La sfida principale è, quindi, riabilitare, potenziare e massimizzare ciò che il paziente è ancora capace di fare, attraverso una buona prognosi che gli permetta di rimanere attivo e integrato nella società.

 

Quale ruolo gioca il sostegno familiare nella gestione e trattamento della Schizofrenia? In che modo si può sostenere nella sua vita quotidiana una persona che vive con la Schizofrenia?

Date le caratteristiche di questa malattia e il fatto che il paziente spesso la neghi, è essenziale che la famiglia sia in grado di garantire che il farmaco venga assunto regolarmente, altrimenti si verificheranno ulteriori scompensi e conseguenti disturbi funzionali. Il sostegno della famiglia è importante anche per mostrare comprensione ed empatia senza incolpare, accusare o ritenere il paziente responsabile della propria malattia. Sostenere chi convive con la schizofrenia significa, come già accennato, aiutare a massimizzare le capacità residue del paziente, comprenderne i limiti e comunicare in modo semplice e chiaro.

 

Quali sono i miti più comuni sulla Schizofrenia e come possono essere demistificati?

Il principale malinteso sulla Schizofrenia è che le persone che soffrono di questa malattia siano molto pericolose e violente. Di solito è associata anche alla tossicodipendenza e ritenuta una malattia della popolazione tossicodipendente.

Demistificare questi concetti implica una educazione psicologica ma, soprattutto, una informazione generale sulla malattia mentale, perché lo stigma è diffuso. Riavvicinare pazienti e società è fondamentale per abbattere le barriere e distruggere i miti.

 

Qual è il suo messaggio principale a coloro che convivono con la Schizofrenia e ai loro cari in questa giornata mondiale di sensibilizzazione?

Trattandosi di una malattia grave, senza cura alla luce delle attuali conoscenze mediche, i trattamenti si sono costantemente evoluti e hanno migliorato la prognosi generale di questa condizione. È sempre più possibile per i pazienti affetti da schizofrenia condurre una vita vicina alla normalità, purché siano controllati e curati. La riabilitazione e l’integrazione nella comunità devono sempre essere l’obiettivo principale.